Il giovane continuò a comporre, mettendo mano nel 1817 all’Olimpiade, cavallo di battaglia di più generazioni d’operisti, sul libretto intramontabile che Pietro Metastasio scrisse nel 1733. Nel manoscritto si legge:

Opera composta in Bologna li 1 ottobre 1817.

Il soggetto è suggestivo e dedicato al contrasto fra il senso dell’amicizia e quello dell’onore. Giovanni Battista Pergolesi già l’aveva saputo rivestire del canto più dolce, malinconico e appassionato. L’attribuzione a Donizetti è messa in dubbio. Il Museo Donizettiano di Bergamo conserva la scena e duetto tra Aristea e Megacle (segnatura I. 2a A. b/41) con basso continuo. Si tratta di uno degli episodi più famosi e intensi del libretto, con le parti staccate dell’orchestra: archi, flauto, due clarinetti , fagotto, e due corni.

– l’Ira di Achille –

L’Ira di Achille, forse su libretto di Felice Romani per un’opera di Giuseppe Nicolini (Milano, 1814), servì a Donizetti per perfezionare lo stile teatrale. Egli avrebbe composto il primo Atto e un duetto dell’Atto secondo. Nume di Delo, Latonia prole è una scena, Recitativo e Aria per basso e coro, conservati in partitura manoscritta al Museo Donizettiano di Bergamo, ricostruiti dallo Zavadini in partitura di 49 pagine a 16 pentagrammi,  sono ora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

– il quaderno di contrappunto –

Donizetti continuava a esercitarsi con le fughe, conservate ora al Museo Donizettiano di Bergamo o a Napoli, al San Pietro a Maiella. Una fuga a quattro voci è

fatta in Bologna sotto il celebre padre maestro Stanislao Mattei l’anno 1817 il dì 18 ottobre giorno inb cui pioveva dirottamente … dell’acqua. Amen. L’autografo di due cartelle a 10 pentagrammi è al Museo Donizettiano (I. 1a. D).

La Segreteria del Collegio Filarmonico, il 19 giugno 1817, gli aveva già riconosciuto il premio per

i progressi da voi fatti nello studio del contrappunto e la diligenza con cui avete frequentato la Scuola.

– le amicizie –

Donizetti aveva conosciuto in Bologna Pietro Maroncelli, celebre più per aver subito vent’anni di carcere duro nella fortezza dello Spielberg, insieme a Silvio Pellico, che per esser stato allievo di composizione di Zingarelli a Napoli. Fedele amico di Donizetti, insieme a lui frequentava la casa Degli Antoni, ove si incontrava la società musicale più in vista e nella quale si tenevano frequenti concerti. Ai paradisi dorati di nobiltà e ricca borghesia, Donizetti ebbe breve accesso e fu richiamato dalla sua Bergamo, nell’estate del 1817, a rivedere la povera famiglia.

– La partenza –

L’ultima composizione scritta a Bologna fu una sinfonia, conclusa il 25 ottobre 1817 e intitolata semplicemente La partenza. Il manoscritto autografo è in Francia, nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Una copia per pianoforte a quattro mani è conservata invece al Museo Donizettiano di Bergamo. Alla città natale egli tornava a ringraziare, prima della conclusione degli studi, Johann Simon Mayr, che pure continuava, di tasca sua, a pagargli le rette. Bergamo l’accolse e lo festeggiò a suo modo, in attesa che qualche Teatro offrisse una scrittura al compositore. Donizetti cominciò a studiare viola col musicista Marco Bonesi, in cambio di lezioni d’armonia.

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