La tecnica contrappuntistica non restò solo teoria. Donizetti se ne servì subito per musicare i primi pezzi, profani e sacri. L’insegnamento, che gli impartivano a Bologna, aveva finalità immediatamente pratiche, a differenza di oggi, e preparava a comporre nello stile giusto, che corrisponde al gusto del pubblico.
Un compositore intraprendeva la carriera con le armi già affilate. Un insuccesso iniziale ne avrebbe gravemente, forse irrimediabilmente compromesso la sussistenza.

– il metodo di studio –

Le opere del primo Ottocento, soprattutto quelle del secolo precedente, possono essere capolavori anche se sgorgano dalla prima vena creativa d’un compositore. Non è detto che la musica si perfezioni in iter evoluzionistici, che vanno tout court dal brutto al bello.
Il musicista barocco e classico, o tardo classico è attento a incontrare il gusto del pubblico e a tenersi sempre ai massimi livelli. L’evoluzione darwiniana non è applicabile alla musica dei primi dell’Ottocento.
In alcuni Conservatori, e in molte Scuole di musica oggi è il contrario. Il musicista si diploma, ma non è ancora un pratico. Apprende una serie di teorie, che sta a lui applicare e perfezionare, maturandole nel corso della vita artistica.
Donizetti produce subito, giovanissimo, e già con maestria invidiabile. ‘ questione del buon metodo che Padre Mattei impone e che aveva tratto, a sua volta, dal severo insegnamento di Padre Martini.

– le esercitazioni pratiche –

Donizetti vuole scrivere e Padre Martini gli lascia sciolte le briglie, incanalando la fantasia nelle regole pratiche d’armonia e contrappunto.
Come condurre le parti? Una Sinfonia in do maggiore è completata il 12 giugno 1816, ed è ancora, in versione autografa, nella Biblioteca del Conservatorio di Bologna. Il pezzo musicale, in architettura semplice, contiene tutto quello che un operista deve sapere, per introdurre un melodramma.
La Sinfonia concertata in re maggiore reca la data del 17 settembre, pubblicata in seguito dalla Carish nel 1937, su revisione di Giuseppe Piccioli. L’originale è rimasto al Conservatorio bolognese. Miglioramenti nessuno, anzi è confermata l’abilità che s’acquista già dall’inizio e della quale l’allievo fa tesoro.
Col genere vocale sacro lo studente attingeva direttamente dalla ispirazione divina. Le messe, i salmi, le parti musicali del proprio e dell’ordinario erano coltivate in Bologna in modo particolare, così che alla conoscenza, s’aggiungesse la funzionalità dell’utilità liturgica.
Il manoscritto del Kyrie in mi maggiore, a differenza di altre composizioni religiose irrimediabilmente perdute, è a Napoli, a San Pietro a Maiella (Donizetti. Rari  4. 2. 7/1). ‘ a quattro voci con orchestra e venne

fatto in Bologna sotto la direzione del celebre padre maestro Stanislao Mattei il primo anno contropuntale 1818. Fine ore 15 e mezzo. Adesso andremo un po’ a spasso perché mi duole la schiena. Dì 11 ottobre 1816.

Gaetano Donizetti, esperto del genere strumentale e sinfonico, s’avvicina a quello sacro e stempera la tensione compositiva con battute sul mal di schiena. Così per gioco, com’era nel suo carattere. Continuava intanto a mietere successi in campo scolastico e premi di composizione:

7 novembre 1816 ‘ Gaetano Donizetti bergamasco di anni 19 ‘ premiato

Il Tantum Ergo per due tenori e basso con orchestra, è uno dei ringraziamenti sacri, che è stato composto il giorno dopo, l’otto di novembre. Il manoscritto autografo è al Conservatorio di Bologna.

La Sinfonia in do venne invece eseguita per il Casino dei Filarmonici di Bologna il 24 novembre, su interessamento del marchese Sampieri. Le composizioni scolastiche non sono relegate agli archivi dell’Istituto, ma servono alla pratica, oltre che religiosa, anche civile. La versione manoscritta è al Museo Donizettiano di Bergamo. La revisione più recente è quella di Anna Trombetta e Luca Bianchini, realizzata per il bicentenario donizettiano ed eseguita in apertura delle celebrazioni.

Anche il Concerto per corno inglese e orchestra in sol maggiore (Mayr era un esperto di quello strumento) ha aspetto professionale e risale a quell’anno, con dedica all’allievo Giovanni Catolfi, suo compagno di studi al Liceo Filarmonico di Bologna. Il manoscritto autografo è alla Biblioteca Nazionale di Parigi (ms. 4141), pubblicato in edizioni Peters.

– la prima opera –

Il primo lavoro operistico donizettiano è in un Atto solo e si aggiunge alla Cantata Cerere, scritta il 24 novembre del 1816. Il soggetto è mitologico: Pigmalione, opera – cantata che sarà eseguita solo dopo la sua morte.
Pigmalione non è precisamente un’opera, ma una cantata scenica per tenore e soprano, scritta tra il 15 settembre e il primo ottobre 1816. La cantata è un melodramma in miniatura, cui manca la complessità degli Atti, dei personaggi e delle macchine teatrali, ma che contiene scene e recitativi, nella solita successione dell’opera lirica. Lo stesso capitava con l’oratorio, ma nel genere sacro e religioso.
Il soggetto era conosciuto e probabilmente suggerito da Mayr, che era venuto a Bologna per trovare l’allievo. Donizetti si servì del libretto di Antonio Simeone Sografi, che aveva tratto la storia da Rousseau e l’aveva adattata a un’opera di Giovanni Battista Cimador. Tra i Pigmalioni più celebri c’è pure quello di Cherubini, composto nel 1809. La partitura di Cimador e il testo di Rousseau figuravano nell’elenco dei libri del Liceo Musicale bolognese, che Donizetti ha certamente studiato.
La prima operina ha valore extra scolastico e già professionale, a mostrare l’influsso armonico tedesco, di Haydn, Mozart, Beethoven e Gluck, che Donizetti amava in sommo grado. La cantabilità è tutta italiana, attenta, ma non troppo, ai contenuti testuali. La musica, che veste scene e Arie è drammaticamente compiuta, con una sensibilità innata per gli effetti strumentali e psicologici.

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