di Luca Bianchini e Anna Trombetta

Gli inizi

Nacque in Capua il primo gennaio del 1748. Fu celebre insegnante di musica e compositore. Avendo nella sua infanzia perduto i genitori, uno zio prete, scorgendo in lui la gran disposizione per la musica, si decise a collocarlo nel Conservatorio di S. Onofrio nel 1755, dove sotto la guida dell’egregio maestro Carlo Cotumacci imparò l’arte dei partimenti, il contrappunto e la composizione.

Maestro di partimento

Mostrò un ingegno perspicace e assai atto ad apprendere la musica. Dovendo partire per l’estero, Carlo Cotumacci gli affidò la sua scuola di partimento, come il più valente fra i suoi allievi. Visto che Cotumacci non fece più ritorno, Furno, che era ancora alunno, fu nominato maestro di partimento, e coll’andar del tempo divenne valentissimo in questa importante pratica della scienza musicale.

L’Allegria disturbata

Compose un dramma giocoso, L’Allegria disturbata su libretto di Cappelli per il teatrino del Conservatorio, eseguito assai bene dai suoi compagni convittori. L’opera venne poi rappresentata con gran successo al Teatro Nuovo, ove ne scrisse ancora altre due, la commedia L’impegno rappresentata nel 1783, e un’altra della quale, dice Florimo, non si conosce neppure il titolo.
Le monache di Santa Chiara chiesero al Re, col beneplacito del Cardinale Arcivescovo di Napoli, il permesso di far rappresentare L’Allegria disturbata in un teatrino eretto a bella posta nel parlatorio del convento, grazia che ottennero con grande soddisfazione.

Campanile di Santa Chiara a Napoli,
particolare

L’insegnamento

Furno insegnò per più di mezzo secolo i precetti di quella scuola tradizionale iniziata dallo Scarlatti, e proseguita e meglio ordinata dal Durante, la quale diede ottimi frutti e risplendette di nuova luce.

Il Maestro, raccontano, non rispondeva come faceva Durante con i suoi allievi quando gli domandavano ragioni delle correzioni. Quando faceva armonizzare i bassi del Durante, del Leo e del Sala, o le disposizioni del Cotumacci, Furno cosi diceva ai suoi discepoli: «Fate così e come io vi dico, perché così m’insegnò di fare il mio maestro Cotumacci. Perché investigarne le ragioni, quando in musica la prima e più forte ragione è l’effetto? Sentite – diceva a tutti quelli della sua scuola -, sentite com’è bello questo accordo sopra questo basso: che altra ragione è migliore dell’effetto che produce? Credete a me, non cercate di più, e faticate con coraggio. In quel modo diventerete artisti».

Durante fondò la sua scuola in questo stesso modo, per intuizione, come avviene quasi sempre nel caso di tutti i geni legislatori, e Furno,  da vero empirista quale era, con un ragionamento a posteriori accettava le soluzioni che trovava già preparate. Solo quelle avevano la fortuna di soddisfare i suoi sensi.

Maestro d’una generazione di grandi

Giovanni Furno fu pure il maestro dell’ultima generazione che brillò nella prima metà del 1800, quella dei Manfroce, Mercadante, Conti, Bellini, Luigi e Federico Ricci, Costa, Rossi, Curci, Lillo, Petrella, che sono la corona illustre di allievi suoi che era destinata a perpetuarne la memoria. Molto paziente nell’insegnare, Furno ci metteva tanto zelo e cuore, che meglio non avrebbe potuto fare il più affettuoso padre coi suoi figli.

Nicola Manfroce, allievo di Giovanni Furno

Da Sant’ Onofrio egli passò Maestro alia Pieta de’ Turchini, e da questo Conservatorio a San Sebastiano e a S. Pietro a Maiella. Esercitò la sua professione per lo spazio non interrotto di 54 anni. Al direttore Zingarelli, che spesso l’esortava a dispensarsi dalle sue lezioni per gli acciacchi dell’età avanzata, Furno rispondeva: «Fintanto che le gambe mi aiuteranno, verrò sempre a insegnare a questi cari giovani che amo quali miei figli, ed entrerò sempre con rispetto e venerazione in questo santo asilo della carità cittadina che mi educò nell’arte, mi diede da vivere nella società civile, onori, e la modesta fortuna che posseggo».

Gli ultimi anni

Nel 1835 gli fu garantita una pensione non solamente dell’intero stipendio che gli si dava per legge, ma con una gratificazione ulteriore mensile di dodici ducati che godette sino alla fine dei suoi giorni. Nella prima epidemia di colera del 1837, colpito dal male asiatico, dopo poche ore di patimento finì la lunga e patriarcale vita il giorno 20 giugno.

La sua morte fu amaramente pianta da tutta la classe dei professori di musica, e particolarmente dai suoi allievi, e quelli che allora si trovavano in Napoli l’accompagnarono al cimitero in segno di gratitudine e di affetto.

Giovanni Furno visse 89 anni e venne sepolto nel cimitero della Congregazione dei musicisti detta dell’Ecce Homo.

«Pace ed eterno riposo alia sua bell’anima»

Francesco Florimo

Opere sulla pratica dei partimenti

Movimenti del Partimento (manoscritto; una copia a Roma, alla Biblioteca e Archivio musicale dell’Accademia nazionale di S. Cecilia)
Regole di partimento per imparare a sonare bene il cembalo
 (Milano., Biblioteca del Conservatorio G. Verdi).
Metodo facile, breve e chiaro delle prime ed essenziali regole per accompagnare i partimenti senza numeri (Milano senza data).

Un metodo facile e chiaro

Il metodo facile di Furno, come quello di Insanguine, contiene le regole per improvvisare sulla scala ascendente, discendente, le cadenze, e ciò che serve per apprendere l’arte del partimento.

«Primieramente si deve sapere, che la musica è composta di consonanze, e dissonanze. Le consonanze sono quattro, cioè: 3a, 5a, 6a, ed 8a, delle quali due sono perfette, e due imperfette; Le perfette sono la 5a, e l’8a, e si dicono perfette, perché non si possono opporre tra di loro, cioè non si possono alterare con diesis, ne diminuire con bemolli; vale a dire, che non si dà né 5a minore, né 5a maggiore, e per essere perfetta detta 5a deve essere sempre d’otto corde distante dal principale, così ancora non si dà né 8a minore, né 8a maggiore, e per esser perfetta l’8a deve essere di tredici corde distante dal principale» […]

Terzo step: Esercitazioni sui partimenti di Furno, esempi ed ascolti (pagine riservate ai corsisti)

Dal Metodo facile di Furno

Le opere di Furno

Opere vocali
L’allegria disturbata (1778)
L’impegno (1783)

Musica sacra
Messa con Credo per soprano, tenore e organo; 
O quam dulcis
, aria.
Qui sedes per soprano e strumenti; 
Miserere per 4 voci e organo; 
Dixit
 in la magg. per soprano, tenore e organo; 
Dixit e Magnificat per 2 voci e organo; 
2 Magnificat in re magg. per soprano, contralto, tenore e baritono e orchestra, e in fa magg. per due voci e organo; 
Nonna [significa Ninna nanna in napoletano] in do magg. per 2 soprani e strumenti; 
Recitativo e Nonna
[: Ninna nanna] in pastorale per soprano e clavicembalo-organo.

Per organo 
Apertura in la magg.; 
Apertura e pastorale in fa magg.; 
Al post communio, trattenimento in fa magg.; 
6 trattenimenti in sol magg.; in sol min., in fa magg., in mi bem. magg., in sol min., in fa magg. 

Per pianoforte
Sinfonia, concertino.

Fonte: Francesco Florimo, Cenno storico sulla Scuola musicale di Napoli, Tipografia di Lorenzo Rocco, Napoli 1869, vol.I pp.347-350; 


Adattamento del testo di Francesco Florimo a cura di Luca Bianchini e Anna Trombetta, autori di libri sulla storia della musica e su Mozart in particolare.

Indice generale sui partimenti: l’Arte del partimento e della fuga

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