Smascherare un falso storico non è uno sport estremo (anche se a volte lo sembra), ma una necessità per chi crede davvero nella ricerca. In un mondo dove la leggenda è spesso più comoda della verità, il nostro lavoro è quello di togliere la polvere dalle fonti, scoprire l’inganno e restituire dignità ai fatti – anche quando sono scomodi, noiosi o “anti-narrativi”.
Ci sono bufale che sopravvivono decenni, a volte secoli, perché fanno comodo a molti: riempiono pagine, alimentano biografie, danno fiato a chi preferisce il mito all’analisi. Ma come nasce davvero un falso? Non per magia, né per caso. Serve una miscela di pigrizia critica, fonti mal digerite, poca voglia di mettere in discussione l’autorità e – diciamolo – una dose di marketing ben confezionato.
Il nostro metodo non ha nulla di misterioso: si basa su dati, documenti, analisi incrociate e tanta (tantissima) pazienza. Si legge, si confronta, si torna alle fonti primarie. Si analizzano inchiostri, carte, calligrafie, si usano strumenti scientifici e si mette in dubbio tutto – a partire da noi stessi. Non cerchiamo colpevoli, non lanciamo crociate contro nessuno: semplicemente, chi ha ragione non ha paura della verifica.
La differenza? Mentre altri fanno a gara per creare nuovi miti (o proteggere quelli vecchi), qui si pratica il sano sport della documentazione critica. Senza fazioni, senza sconti, senza il gusto del sensazionalismo. La musica – e la storia – si meritano un approccio onesto, persino quando la verità è meno glamour del racconto che va di moda.
«Non rifuggiamo dalle domande scomode, ma dalle risposte banali.»
Se cerchi una musicologia di comodo, fatta di slogan, qui rischi di annoiarti. Ma se hai voglia di seguire il ragionamento, di guardare le prove, di capire come nasce un falso storico – e soprattutto come si smonta – allora sei nel posto giusto.

La nostra missione è restituire centralità alle fonti, smascherare i luoghi comuni e offrire strumenti concreti (e pubblici!) per riconoscere una bufala prima che diventi storia. Siamo critici, sì, ma soprattutto documentati. Non cerchiamo conferme, cerchiamo risposte.
La prossima volta che qualcuno racconta una “leggenda di Mozart”, chiediti: dove sono le fonti? Chi le ha lette davvero? Se la risposta è vaga, forse è il momento di accendere la luce.