INTRODUZIONE

L’ajo nell’imbarazzo o Don Gregorio o Il governo della casa è un melodramma giocoso in due Atti, musicato da Gaetano Donizetti nel 1824 su libretto di Jacopo Ferretti. L’ajo nell’imbarazzo è stato rappresentato per la prima volta a Roma, Teatro Valle, il 7 febbraio 1824. Donizetti lo cambiò e lo propose poi col titolo di Don Gregorio, farsa in due Atti, rappresentato a Napoli, Teatro Nuovo, l’11 giugno 1826.

LA PARTITURA MANOSCRITTA

La partitura manoscritta è a Napoli, al Conservatorio di San Pietro a Maiella: cartelle 172 e 56 (Donizetti. Rari  13. 1. 4); altre due copie, in due volumi, al Conservatorio di Firenze (rispettivamente D. IV. 647-48 e E. V. 15-16). A Roma, nel Conservatorio di Santa Cecilia, nell’archivio di G.B. Cencetti presso il Teatro Valle, c’è la partitura manoscritta in tre volumi rilegati di pagine 254, 203 e 261 (G mss. 718-720) e sempre a Roma, nell’Archivio Massimo, esiste un’altra copia manoscritta di proprietà Cottrau Ricordi (168).

IL LIBRETTO

Solisti della prima rappresentazione a Roma, Teatro Valle, il 7 gennaio 1824:
Madama Gilda Talemanni – soprano –  sposa di Enrico (Maria Ester Mombelli)
il marchese Giulio Antiquati – baritono – (Antonio Tamburini)
il marchese Enrico – tenore – figlio del marchese Giulio (Savino Monelli)
il marchese Pippetto – tenore – altro figlio del marchese Giulio (Giovanni Puglieschi)
don Gregorio Cordebono – buffo – ajo in casa del marchese Giulio (Nicola Tacci)
Leonarda – mezzosoprano – cameriera attempata (Agnese Loyselet)
Simone – basso – servo del marchese (Luigi De Dominicis)
Coro di servi, camerieri, lacché del marchese

LA TRAMA

La scena si svolge in Roma, nella casa del marchese Antiquati

Atto I

Camera con quattro porte laterali, ed una in mezzo con bussole, e cortine. Tavolino con recapito da scrivere. Vari libri, quaderni, e quattro sedie.

Il marchese Antiquati ha due figli, Enrico e Pippetto, educati rigidissimamente dal precettore don Gregorio. Don Giulio Antiquati è preoccupato per la malinconia che attanaglia Enrico. Don Gregorio incontra Enrico assieme a Gilda, sua innamorata e figlia colonnello Talemanni, che gli confidano d’essere segretamente sposati e, adesso che hanno pure un figlio, chiedono il suo aiuto. Pippetto, che ha visto don Gregorio nascondere una ragazza in camera sua, riferisce a don Giulio.

Atto II

Camera nell’appartamento del signor Gregorio. Porta in fondo, ed altra a sinistra. Scansie di libri. Scrivania con recapito da scrivere, carte, libri, sfera armillare. Sedie.

Don Gregorio scopre Gilda e la rimprovera, ma il precettore, sopraggiunto, gli rivela la verità . Il marchesa, in principio infuriato, maledice il figlio e poi, impietosito, perdona e benedice l’unione. Pippetto vuole approfittare della situazione e chiede d’unirsi con l’anziana governante Leonardo, di cui è innamorato. Don Giulio, visto la male parata, è finalmente convinto d’aver sbagliato con l’educazione troppo ferrea e decide di mandare in viaggio Pippetto, perché possa far esperienza del mondo, accompagnato dall’ajo don Gregorio.

SCENA OTTAVA

Gregorio e don Giulio di dentro, indi in scena dalla porta di mezzo, poi Gilda, ed Enrico dalla camera interna.

Enrico
Padre!

Gilda
Signore!

Giulio
Amatevi; son uomo; ho in petto un cuore.

Leonarda
(Coraggio)

Pippetto
(Tremo)
papà mio … potrebbe
far felice me pur.

Giulio
Che vuoi?

Pippetto
Vorrei,
giacché siam d’imenei,
sposarmi anch’io …

Giulio
Con chi?

Pippetto
Con la mia fida
vezzosa Leonardella.

Giulio
Misericordia!

Giulio
E che? Gregorio?

Gregorio
Amico!
Che cosa v’ho da dir? La donna anziana
è peggio peggio assai d’una terzana.

Giulio
Perfida!

Leonardo
Ma le pare?
Promisi a quel ragazzo
del mio cor le primizie
sol per tenerlo in briglia; che del resto …

Pippetto
Stelle, che colpo è questo!
Dove trovar più fede
se mentì quella bocca corallina!
Vado a pianger tre mesi giù in cantina.
(parte)

Gregorio
Vedete se ho ragion? …

Giulio
Pur troppo! Io sono ripieno di rossor.

Gilda
No, caro padre,
che tal ti chiamerò, sgombra il rossore;
in tempo siamo di emendar l’errore.
Un viaggio pel mondo,
guarirà il marchesino; al suo ritorno,
se ancor pazzo restasse il meschinello,
dategli moglie, e metterà cervello.
Questa pericolosa
già matura beltà vada lontana.
E al regno del rigore,
ne succeda il miglior … regno d’amore.
Quel tuo sorriso, o padre,
tenero al cor mi scende;
penso alle mie vicende,
e parmi di sognar.
Non più fra tante smanie
palpiterai mio core;
ha vinto, ha vinto amore,
ritorno a respirar.

Giulio
(Costei m’ha già incantato. Pazzo fin’or son stato.
Che donna! ma che donna!
L’egual, no non si dà .)

Gregorio
(L’amico c’è cascato;
rimane inzuccherato! Ci ho gusto, sì , ci ho gusto!
Gridar più non potrà .)

Enrico
Tutto è per noi cangiato;
l’affanno è terminato:
che giubilo, che gioia!
Il cor respirerà .

Gilda
Maestro! … sposo! … padre!
O che felicità !
Donne care! qui fra noi
non neghiamo il nostro impero;
ai sapienti, ed agli eroi
noi cangiamo il bianco in nero.
Siamo serve, ma regnamo,
siamo nate a comandar.

Simone e coro
Manco male c’è una donna!
Del padron più non temiamo;
cì è una donna; non tremiamo;
s’è finito di penar.
FINE

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