Solo dopo l’Anna Bolena Mayr concesse al suo ex allievo l’appellativo di Maestro, riconoscendogli il raggiungimento della piena maturità stilistica.

Tornato a Napoli, Donizetti scrisse l’opera comica Gianni di Parigi su libretto di Felice Romani, dedicandola al tenore compatriota Giovanni Battista Rubini affinchè la utilizzasse per una sua serata. Ma il cantante non ne fece nulla, nè si degnò di ringraziare il compositore.
L’opera fu rappresentata solo nel 1839 alla Scala e all’insaputa dello stesso musicista, che in quel periodo si trovava a Parigi.

– Francesca di Foix –

Per rispettare gli impegni con il Barbaja Donizetti doveva comporre per i teatri di Napoli due nuove opere:  una semiseria Francesca di Foix e una buffa con dialoghi parlati La romanziera e l’uomo nero.

– nuove aspettative –

Dopo il successo dell’Anna Bolena e l’apertura dell’ambiente milanese erano mutate le ambizioni del compositore che desiderava ardentemente concludere l’esperienza napoletana.
Donizetti meditava quindi di rompere il contratto con il Barbaja, per disporre di una maggiore libertà nella scelta del soggetto da musicare e della compagnia di canto.
Intanto nell’aprile del 1831 l’Anna Bolena fu rappresentata a Vienna con Giuseppina Strepponi, la futura signora Verdi, nella parte di Anna.
Il soprano, prima di essere moglie di Giuseppe Verdi, fu una delle più valide e applaudite interpreti del teatro donizettiano.

– la nuova opera –

In autunno, mentre a Napoli imperversava un’ epidemia di colera ed i teatri erano chiusi, il musicista e il librettista Gilardoni si cimentarono in un impegnativo lavoro drammatico, su un soggetto nuovo e piuttosto audace per la censura borbonica. La storia trasgessiva di Fausta era ambientata in epoca romana, come la Norma di Vincenzo Bellini, ma il libretto fu completato da Donizetti stesso, per l’improvvisa morte di Gilardoni.

L’opera fu rappresentata il 12 gennaio 1832.

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